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Le prime testimonianze dell’utilizzo di fiori intrecciati come corone da indossare nel mondo greco risalgono al VI Secolo a.C. legate soprattutto al culto di Artemide. Le foglie dell’acanto dei capitelli corinzi, attorno al V Secolo a.C. sono il primo esempio di forma vegetale ad uso ornamentale nella scultura europea. Le civiltà cretese e micenea hanno prodotto numerosi esempi architettonici ricchi di elementi pittorici e decorazioni floreali. Non è chiaro se la coltivazione di fiori e piante fosse inizialmente legata all’uso medicamentoso piuttosto che ai riti funebri. Era infatti consuetudine collocare alcune tombe chiamate kepotaphion nel verde. Come non citare poi i boschetti sacri oppure i giardini di Adone in cui si collocavano ortaggi o legumi in contenitori pieni di terra.
Tuttavia in Grecia, che pure ha il primato di avere coniato un nome per definirlo (kepos, letteralmente “grembo materno”), il giardino inizia a sviluppare la propria struttura e geometria nel periodo classico ed ellenistico. Attorno al 350 a.C. fortemente influenzato da quello persiano si comincia infatti ad organizzare uno spazio recintato, separato e protetto dal paesaggio naturale circostante.
Per svariati motivi, soprattutto culturali, non ci fu una grande diffusione di giardini privati puramente ornamentali. Si preferiva la coltivazione di frutta, ortaggi e piante utili, progettando con cura gli spazi per riparare dal sole e fornire svago o relax. I giardini greci erano spesso costituiti da un piccolo specchio d’acqua artificiale (il ninfeo) circondato da alberi utilizzati per sacrifici o doni alle ninfe. La visione mitologica della natura greca associava poi ad ogni fiore una divinità particolare.
Dalle opere di Omero emergono due tipologie di giardino, quello umano e quello divino.
Il primo, esemplificato dal giardino d’Alcinoo nell’isola dei Feaci (Odissea, VII, 81-130), si fonda sul legame con la casa e la famiglia. Il lato funzionale è primario a discapito di quello ornamentale, senza per questo escludere tratti che in seguito caratterizzeranno il topos del locus amoenus.
Il secondo, esemplificato dal giardino di Calipso (Odissea, V), pone invece la natura al servizio degli dei. Il divino si manifesta nell’armonia delle forme del giardino e del bosco adiacenti al tempio. Anche il vigneto ed il frutteto oltre alla funzione di sostentamento assumono una valenza estetica ricca di grazia e seduzione.
Infine nella storia dei giardini greci vanno ricordati con particolare rilievo tre figure.
Teofrasto, oggi comunemente accettato come padre della botanica e primo giardiniere della storia, fu autore di due famosi trattati sulle piante. Epicuro è il filosofo celebre per avere eletto il giardino a luogo di riflessione ed insegnamento della propria dottrina tanto che la propria scuola veniva definita “Giardino di Epicuro“. Cimone fu il fondatore dei giardini pubblici a fini di studio o coltivazione iniziando a far piantare platani nell’agorà di Atene.